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  IMPARA L’ARTE
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Il Buon Governo

Il Buon Governo

di Elisabetta Ottino

Lo spettacolo indegno che i nostri politici ci stanno offrendo in questi giorni mi ha fatto venire voglia di raccontarvi una delle opere più straordinarie della Storia dell’Arte.

Si tratta di un ciclo di affreschi in cui, in maniera insuperata, è raccontato, con la forza della bellezza, l’ideale di politica di cui noi siamo figli.

Tra 1338 e il 1339 Ambrogio Lorenzetti esegue gli affreschi per la sala del Consiglio dei Nove del Palazzo Comunale di Siena. Il tema scelto è il Buon Governo: sulla parete nord è rappresentata l’allegoria del buon governo, sulla parete orientale gli effetti del Buon Governo sulla città e nella campagna, sulla parete sud il Cattivo Governo e i suoi effetti.

L’allegoria del Buon Governo ci mostra i due protagonisti: una donna vestita di porpora Giustizia e un uomo il Bene Comune.

Il Buon Governo
La Giustizia

La Giustizia

Giustizia è una regina coronata che ha sopra di sé la Sapienza la quale tiene in mano una bilancia. I due piatti della bilancia rappresentano le due dimensioni della giustizia secondo la dottrina aristotelica: distributiva con un angelo che punisce i rei e incorona i giusti e commutativa con l’angelo che da regole a chi fa impresa. Oggi diremmo diritto penale e civile. Dai piatti della bilancia scendono due corde che si annodano nella mano sinistra di una bellissima donna che è Concordia, colei che unisce i cuori, colei che accorda le corde. Concordia passa la corda, che le proviene dalla Giustizia, ai cittadini che si legano a questa corda, i quali simboleggiano il popolo che si congiunge liberamente alla giustizia.

Se il popolo riceve un capo della corda dalla Giustizia è lui che decide a chi dare l’altro capo della corda: al Bene Comune.

 

Il Bene Comune, raffigurato come un vecchio saggio, per governare non deve mai distogliere l’attenzione dalle virtù che gli stanno attorno: tre donne svolazzano sopra la testa e sono Fede, Speranza e Carità.  

Intorno siedono sei virtù operative: quattro cardinali Fortezza, Giustizia, Temperanza e Prudenza a cui aggiunge Magnanimità (per volere il bene comune occorre avere l’animo grande che sa prendere le distanze dal bene della propria parte o dall’interesse personale) e una bellissima donna vestita di bianco che calpesta le armi ed è Pace. La pace è esattamente al centro del dipinto perfettamente in equilibrio tra Giustizia e Bene Comune di cui è figlia.

 
Il Bene Comune

Il Bene Comune

La città del Buon Governo

Gli effetti del Buon Governo



La danza

Gli uomini giocano, i bambini parlano, le donne danzano: la vita scorre serena.

Securitas
Il Cattivo Governo
La città del Cattivo Governo

In una città dove dominano la Giustizia e il Bene Comune si danno volentieri censi e tributi, c’è una vita senza guerra e piena di buoni effetti. Gli effetti del buon governo sono visibili nella parete orientale della sala: una stupenda città e una tranquilla campagna dove dolce è la vita.

La città è bellissima, curata e ordinata. E’ una città dove si continua a costruire, dove si lavora e si studia. 

Man mano che ci si avvicina alle mura c’è uno scambio fecondo tra la città e il contado: un pastore governa il gregge, un contadino vende le uova, una contadina porta i prodotti della terra.

Un altro segno del bene comune è la nascita delle famiglie: sposa vestita di rosso che sta’ andando a nozze.

La sposa in rosso
La campagna

E’ in pace anche la campagna: avvengono scambi lungo la via Francigena, cacciatori, muli impiegati nelle attività produttive, mietitori, trebbiatori, tutti convivono in serenità.

Su tutto domina una bellissima figura alata che tiene in mano un cartiglio in cui c’è scritto l’ideale della vita che tutti desideriamo: senza paura ogni uomo cammini liberamente e con il proprio lavoro ognuno dia il suo contributo. 

Questa donna è l’ultimo tassello di una città ben governata Sicurezza.

«Senza paura ogn’uom franco camini,
e lavorando semini ciascuno,
mentre che tal comuno
manterrà questa donna in signoria,
ch’el à levata a’ rei ogni balia».

Sulla parte occidentale si soda il contrario: l’Allegoria del Cattivo Governo

Giustizia adesso è una donna spogliata delle vesti piangente e legata. Se la giustizia è legata nessuno si accorda al bene comune. Laddove la giustizia è legata e domina il bene proprio, come forma politica scaturisce la tirannia. Il tiranno non è il dittatore, il tiranno è colui che cerca il bene proprio e non il bene comune.  

Tiranno ha tutti gli attributi demoniaci: corna, zanne, artigli, nella mano destra un pugnale e nella sinistra una coppa d’oro sporca di sangue. Tiranno è strabico, non ci vede: colui che cerca il bene proprio è cieco: non si può essere felici se si vive in un mondo di infelici. L’uomo è strabico se pensa solo al proprio bene. L’uomo è reso cieco dalle tre figure che gli ronzano in testa: l’Avarizia (brama dei soldi) la Vanagloria (brama del successo), e la Superbia (presunzione di se). 

Tiranno è circondato da sei vizi: Crudeltà, Tradimento, Frode, Furore, Ira, Divisione e Guerra.

Da questa concezione del bene proprio derivano gli effetti sulla città e sulla campagna. La città è brutta, vuota e cade in rovina, piena di soldati, nessuno più lavora. C’è solo una bottega aperta, quella di chi fa le armi. La violenza è protagonista in particolare sulle donne. In questa città non entra nessuno, escono solo soldati che vano a devastare la campagna.

Su tutta la devastazione del Cattivo Governo domina figura tetra: la Paura.

La paura è l’ultimo effetto di un modo dominato dagli interessi individuali e dalla cattiva amministrazione.

Paura regge un cartiglio in cui si legge :

«Per voler el ben proprio, in questa terra
sommess’ è la giustizia a tirannia,
unde per questa via
non passa alcun senza dubbio di morte,
che fuor si robba e dentro da le porte».

Riflettendo sugli insegnamenti che derivano da questa straordinaria opera d’arte e guardando la realtà che ci circonda spero che questa iscrizione non diventi la lapide scritta sulla tomba dell’Italia.

La paura

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