Nella splendida stagione artistica del Cinquecento veneziano l’immagine femminile occupa un ruolo centrale.
La mostra al Palazzo Reale di Milano presenta i diversi e affascinanti aspetti della rappresentazione della donna seguendo come linea principale le opere di Tiziano, ma con un denso corredo di dipinti di altri maestri (Giorgione, Veronese, Tintoretto). Ne emerge un mondo popolato da figure femminili di ogni genere, dalla mitologia classica alle “cortigiane” dai ritratti di celebri dame a quelli di seducenti modelle.
L’esposizione si apre con due celebri dipinti che rappresentano le protagoniste femminili dell’antico e del nuovo testamento: da un lato Eva, “la donna dell’Inizio” dall’altro Maria la Madre di Dio. Da un lato la Vergine Maria, simbolo di purezza e umiltà, madre casta che sopporta pazientemente ogni cosa, dall’altro lato Eva tentatrice che offre il frutto proibito ad un tentennate compagno.
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Le belle veneziane
I veneziani inventarono ritratti erotizzanti a mezza figura che promettevano agli osservatori tutto quanto speravano di trovare in una donna, sposa o amante che fosse: le “Belle veneziane”. Si tratta di opere al confine tra l’immagine ideale e il ritratto realistico, il che naturalmente aumenta il loro fascino. Questi dipinti di belle donne, giovani in pose meno ufficiali e formali sostituirono i ritratti “realistici” e sembra soddisfacessero soprattutto la concupiscenza degli occhi. Le belle donne rivolgono lo sguardo, vivace, incoraggiante oppure malinconico e sognante o falsamente severo a volte addirittura annoiato in direzione dell’osservatore. Vengono ritratte con le espressioni più varie che riflettono i diversi stati d’animo: timidezza, ritrosia, malinconia, mistero, pensosità, affettuosa disponibilità, allegria.
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Il seno
Un gruppo eterogeneo di pittori veneziani rappresenta floride donne che mostrano il seno in modi del tutto diversi. In passato si riteneva che questi dipinti fossero ritratti di cortigiane, poiché una tale esibizione sembrava incompatibile con le virtù di pudicizia e fedeltà richieste da una donna rispettabile. Grazie a recenti ricerche è stato invece dimostrato che all’epoca, esibire un seno femminile non significava trasgredire le convenzioni di pubblica moralità. Secondo le nuove ricerche il petto era visto come porta dell’anima e veniva messo a nudo affinché il cuore potesse ricevere qualcosa di bello, come il cuore dello sposo.
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Il ritratto femminile tra ideale e reale
Per Tiziano e per altri pittori del Cinquecento veneziano, la “veridicità” ossia la rappresentazione fedele delle sembianze di una persona, non era necessariamente il fine ultimo, soprattutto quando si trattava di ritrarre una donna. Molti si basavano piuttosto sul canone di bellezza femminile ideale formulato da Petrarca ed esemplificato nella descrizione del poeta dell’amata Laura. Capelli d’oro delicatamente mossi dal vento, guance rosate e pelle d’alabastro, labbra di rubino e occhi penetranti che brillano come stelle.
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Eroine e Sante
Accanto alle “belle” si diffonde una schiera di bellezze femminili volte a illustrare episodi tratti dalla Bibbia, dalla storia di Roma, così come dalle vite dei santi. Coraggio, abnegazione e determinazione coniugate con castità, virtù e modestia caratterizzano le personalità celebrate in tante rappresentazioni. Il tema della bellezza, fisica e morale, delle protagoniste femminili è il filo conduttore che unisce le loro diverse storie.
Lucrezia
Giuditta
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Susanna
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Maddalena
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Oltre a madonne, ritratti, immagini idealizzate, allegorie e eroine, Tiziano dipinse numerose opere di carattere mitologico. Questa mostra riunisce esempi straordinari di tutte le fasi creatrice di Tiziano e li mette a confronto con i dipinti di Tintoretto e Veronese.
La mostra dà voce a un universo femminile solo all’apparenza soggetto di voyeurismi maschili, che nasconde in realtà donne che si autodeterminano attraverso la propria sensualità e gli occhi colmi di fierezza, che da cinquecento anni fanno ammutolire chi le osserva.
Una mostra davvero imperdibile!
Elisabetta Ottino, 8 marzo 2022