La mostra dedicata a Giovanni Fattori si ricollega a quella già allestita negli spazi della GAM di Torino nel 2018 intitolata ai Macchiaioli. In quell’occasione, vennero messe in luce le relazioni che unirono gli artisti toscani e i pittori attivi tra i territori di Piemonte e Liguria.
L’attuale mostra si propone di ripercorrere le tappe cruciali della ricerca di Giovanni Fattori e di indagare la sua partecipazione alle esposizioni torinesi tra Ottocento e Novecento.
Le sezioni che si sondano lungo il percorso sottolineano la versatilità dell’artista e il suo ampio orizzonte di ricerca. L’attenzione si estende dalla breve stagione della “macchia” alla sua sensibile interpretazione del naturalismo. Si va dalla pittura di soggetto militate al ritratto, dal paesaggio alle scene legate al mondo rurale.
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L’arte di Giovanni Fattori
L’Autoritratto del 1854 è una delle prime opere della raggiunta maturità artistica di Fattori. Rappresenta la sua capacità di sintetizzate le sperimentazioni dai frequentatori del Caffè Michelangelo impegnati nel rinnovamento del linguaggio pittorico. La rigorosa sintesi di forma-colore è alla base di dipinti di storia contemporanea quali Garibaldi a Palermo e Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta.
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Il ritorno a Livorno
Nel 1863 Fattori torna a Livorno dove si dedica al ritratto e al paesaggio, qui mette a punto una maniera figurativa volta a stabilire attinenze tra la forma e il sentimento. Nascono allora capolavori straordinari per la qualità compositiva quali Costumi livornesi e Le macchiaiole. Composizioni di scene rurali, fondate sulla rilettura delle regole prospettiche del Quattrocento toscano e gli esiti delle sperimentazioni della macchia.
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Fattori dedica molto spazio ai soggetti militari che declina senza retorica, scene potentemente evocative della vita dei soldati. Ne è un esempio altissimo In vedetta nel quale, ha scritto Giulio Carlo Argan: “l’episodio dei cavalleggeri in avanscoperta in un luogo deserto e assolato coincide con l’universale dello spazio geometrico e della luce assoluta”.
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Le nuove sperimentazioni
Nell’estate del 1867 Fattori si recò per la prima vola a Castiglioncello dove sperimentò nuove soluzioni luministiche e cromatiche. La maestosità del paesaggio diventò da allora un tema ricorrente come testimoniano Buoi e bifolco in riva all’Arno e Pastura meremmana, indicativi della maniera dell’artista di confrontarsi con la natura.
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Un dipinto esplicativo dei rapporti tra Fattori e i soggetti del naturalismo agreste è La strada bianca. Qui una figura di donna incede lenta e maestosa volgendo le spalle allo spettatore.
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Vedute di forte impatto emotivo quali Sulla spiaggia, ispirata alle coste livornesi, costituiscono capolavori di straordinario valore pittorico ed emozionale.
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A conclusione della mostra La mena in Maremma colloquia con alcuni essenziali dipinti esemplificativi dell’importanza che la pittura di Fattori ebbe per il rinnovamento del linguaggio figurativo del Novecento. Due dipinti, uno di Carlo Carrà e uno di Giorgio Morandi costituiscono un paradigma dell’influenza che l’artistica ebbe all’domani della Prima guerra mondiale.
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La mostra su Giovanni Fattori è stata curata da Virginia Bertone Silvestra Bietoletti.
Elisabetta Ottino, 18 febbraio 2022