Skip to content Skip to footer
  IMPARA L’ARTE
  IMPARA L’ARTE

Rubens a Genova

Palazzo ducale di Genova ospita una imperdibile mostra che racconta il rapporto tra Peter Paul Rubens, la città e le famiglie genovesi.

Rubens a Genova

Quindici le opere rubensiane mai esposte a Genova e dieci per la prima volta in Italia. Due esempi tra queste ultime. Il primo, un Autoritratto del 1604–1605, da collezione privata. Riscoperto solo di recente, è uno studio a olio in preparazione di un autoritratto che Rubens ha incluso in una pala d’altare mantovana oggi dispersa. Il secondo, San Sebastiano medicato dagli angeli, 1615 circa, da collezione privata, è adesso riferito alla committenza del celebre condottiero Ambrogio Spinola, grazie ad un recente e importante ritrovamento documentario.


Sedici le sezioni nelle sale dell’appartamento ducale al piano nobile del palazzo. Sono esposti insieme a dipinti anche disegni, arazzi, arredi, accessori preziosi e volumi antichi. Oltre cento opere a dimostrare la grandezza di una capitale artistica visitata da uno dei maggiori artisti di tutti i tempi. Una selezione che conferma quell’appellativo di Superba dato a Genova, dove Rubens ha soggiornato più volte tra il 1600 e il 1607. Una scelta che consente, inoltre, di ripercorrere e in molti casi di ricomporre i rapporti con il patriziato genovese, che si sono protratti anche dopo il ritorno ad Anversa del maestro.

I Palazzi di Genova

Quando Rubens parte per l’Italia non ha ancora compito 23 anni. Dopo aver viaggiato molto, di corte in corte, di capitale in capitale, da Mantova a Firenze a Venezia, intuisce la peculiarità dei Palazzi di Genova.

La pubblicazione del libro ad Anversa nel 1622 è una vera dichiarazione d’amore, e potrebbe anche dirsi la prima grande operazione di marketing territoriale per la città. Attraverso questo volume egli porta all’attenzione internazionale le residenze dell’aristocrazia genovese del XVI e del XVII secolo. Residenze lette nel ruolo di veri e propri strumenti per decodificare una società all’apice della sua potenza in quella stagione che gli storici definiscono “siglo de oro”.

Nell’attenta analisi della corrispondenza fra società e residenza il pittore fiammingo riconobbe in questi palazzi un paradigma della società moderna e, quindi, un ruolo da prendere a modello e diffondere presso altre realtà simili a quella genovese, basate su una economia mercantile e finanziaria, come, del resto, la sua Anversa.

La committenza

Non è solo il fermento economico a far innamorare Rubens di Genova, ma anche il clima colto che vi si trova. Colto egli stesso è proprio agio in una città incredibilmente vivace dal punto di vista intellettuale.

Durante il soggiorno genovese Rubens stabilisce legami con gruppi famigliari ben definiti. Genova è un’oligarchia e il pittore nota come la famiglia ne sia una componente sociale e politica importante.

Il gran numero di casate di casate di nobiltà più o meno recente, spesso in conflitto fra di loro, aveva portato nel Cinquecento alla creazione di “Alberghi”, clan composti da una famiglia principale a cui se ne aggregavano altre. Alcune predominano, come gli Spinola e i Doria, altre “nuove”, si costruiscono una posizione tramite i commerci o l’attività bancaria. Tra le maglie di questa fitta rete corrono anche i gusti, le commissioni e i legami con gli artisti, Rubens primo fra tutti. Non solo Genova ma anche i genovesi restano nel cuore del pittore fiammingo. Lo dimostrano i legami personali instaurati e mantenuti negli anni, che si configurano come veri rapporti di amicizia. Un fra tutte, quella con il generale Ambrogio Spinola. E poi quella con Nicolo Palalvicino, scelto da Rubens come padrino del figlio.

Il ritratto prima e dopo Rubens

Nella storia del ritratto c’è un prima e un dopo Rubens. Mentre è ancora di moda il cosiddetto “ritratto internazionale”, in cui l’effigiato è frontale e statico, Rubens inizia a Genova la sua rivoluzione. Ribalta i canoni precostituiti e innova, recependo e trasformando gli stimoli dei geni del secolo precedente: la ritrattistica di Tiziano e il naturalismo di Tintoretto.

Lusso ostentato

L’eleganza e il lusso ostentato delle genovesi colpiscono sempre i viaggiatori che lasciano testimonianze eloquenti. Con il Cinquecento, dopo un crescendo che va di pari passo con l’aumento dei patrimoni delle famiglie non più solo dedite al commercio ma anche abili nel lucrare con operazioni finanziarie internazionali, si esige via via maggior rigore, anche in ragione dell’entrata nella sfera politica della cattolicissima Spagna. Il governo della Repubblica promulga leggi che limitano l’esibizione di  tessuti pregiati e gioielli.  All’inizio del Seicento il potere di queste leggi si affievolisce e l’eleganza delle belle genovesi viene immortalata sulle imponenti tele di Rubens.

“Rubens a Genova” è un’esposizione da non perdere perché racconta molto, mostrando ai visitatori opere d’arte di altissimo livello e invitandoli ad approfondire molteplici aspetti della storia, della cultura e della società europee, concentrandosi sul “ponte” tra Genova e le Fiandre.

LAPROFDIARTE.IT © COPYRIGHT 2024. TUTTI I DIRITTI RISERVATI.